La donna ideale dello zio Charlie

L’altra sera sono andato a sentire un amico che leggeva Rimbaud, quello che ha scritto Ma Bohéme e il Battello Ebbro e molte storie legate a dei caffè dove ordinare da bere e panini al prosciutto e altre a proposito di donne, delle loro schiene e delle loro caviglie e altro ancora.
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La sala delle letture era elegante, con i suoi stucchi alle pareti, un grosso lampadario e le poltrone con il velluto rosso e i braccioli dorati.
E tutto il pubblico aveva un’aria molto intellettuale ad andare a sentire delle letture di un poeta francese di lunedì sera.
Eravamo tutti vicini perché la sala non era grande e nessuno aveva spento le luci. Finite le letture si chiede il bis.

Ecco che arriva -inaspettata- la Donna Ideale, dello zio Charlie
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Il sogno di un uomo
è una puttana con un dente d’oro
e il reggicalze,
profumata
con ciglia finte
rimmel
orecchini
mutandine rosa
l’alito che sa di salame
tacchi alti
calze con una piccolissima smagliatura
sul polpaccio sinistro,
un po’ grassa,
un po’ sbronza,
un po’ sciocca e un po’ matta
che non racconta barzellette sconce
e ha tre verruche sulla schiena
e finge di apprezzare la musica sinfonica
e che si ferma una settimana
solo una settimana
e lava i piatti e fa da mangiare
e scopa e fa i pompini
e lava il pavimento della cucina
e non mostra le foto dei suoi figli
né parla del marito o ex-marito
di dove è andata a scuola o dov’è nata
o perché l’ultima volta è finita in prigione
o di chi è innamorata,
si ferma solo una settimana
solo una settimana
e fa quello che deve fare
poi se ne va e non torna più indietro
a prendere l’orecchino che ha dimenticato sul comò.

E, come d’incanto, alle spalle della signora -ben vestita, in prima fila e con l’orrore dipinto in volto- potevi vedere Arthur che se la ghignava. E della grossa.

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