Il pensiero della gamba del tavolo

Nei secoli dei secoli il Pensiero ha sempre avuto un nemico:
il corpo.

Il corpo è quella cosa da eliminare per lasciar spazio al Pensiero: “viva l’astrazione – abbasso la materialità” si sente dire nei corridoi dove il Pensiero è di casa.
Il pensiero ha grandi orizzonti: la verità, la perfezione, l’eternità. Tutte cose assolute che vogliono avere a che spartire il meno possibile con la roba che scade, tipo il latte in frigo se non lo bevi a tempo debito.

Poi, negli ultimi 30anni, è stata fatta una scoperta memorabile: pensiamo col cervello e il cervello -ma no!- fa parte del corpo. Un hurrà per George Lakoff.

Eh, ma le belle notizie non finiscono qui.

Si sente dire infatti che le metafore, cose tipo “l’affetto è calore – importante è grande – difficoltà è peso” possono rivelare il ruolo del corpo nel dare forma alla mente.
Le metafore, con i loro riferimenti al mondo fisico, non sono solo il modo attraverso il quale parliamo e scriviamo, ma il modo attraverso il quale pensiamo: non ci invitano a vedere il mondo in un modo differente, ma ci permettono di capire il mondo.
E stiamo citando scienziati cognitivi, linguisti e filosofi, mica amici miei.

Insomma il fatto è che le gambe del tavolo, anche se il tavolo propriamente non ha delle gambe, sono proprio quella cosa che gli permette di stare in piedi.

Un amico mio, qualche tempo fa, aveva incontrato John Searle, un celebre filosofo, e gli avevo chiesto delle sue polemiche con Jacques Derrida, che molto aveva scritto sulla rilevanza della metafora nella storia del pensiero.
Pare che John avesse risposto che quelle erano solo stronzate da artisti.
Beh, John, io sono contento che il vento stia cambiando e che le stronzate da artisti siano qui per restare.
calvin_hobbes1

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