In questi giorni ho letto con coscienziosa costanza le cronache della stampa estera sulla politica italiana. Ho trovato 3 costanti, cioè posizioni che si ripetono e definiscono un andamento, una posizione consolidata, un punto acquisito:
1. La critica senza riserve al nostro presidente del consiglio.
Non c’è più nessun giornale conservatore o di centrodestra che difenda Silvio Berlusconi. Al massimo scelgono il silenzio.
Giovanni De Mauro, Internazionale, n°798
Alcuni si concentrano sugli aspetti patetici del suo comportamento privato, altri sulle inaccettabili dichiarazioni contraddittorie, fornite a riguardo, in pubblico. Altri ancora preferiscono puntualizzare che è la sua politica ad essere un fallimento, al di là degli aspetti carnevaleschi della sua figura. Anche chi cerca di difenderlo finisce con il non rendergli un gran servizio, vedi Giuliano Ferrara
Anche lo stile di vita dei predecessori di Berlusconi è imparagonabile al suo. L’unico paragone possibile è, nella storia antica, con alcuni cesari della dinastia giulio-claudia (Nerone compreso) e, nel nostro tempo, con Michael Jackson e il suo Neverland Ranch, isola artificiale di eterna giovinezza costruita da un colosso del narcisismo postmoderno.
2. La sinistra italiana è un ectoplasma: un fantasma che ha dilapidato il consenso del più grande partito comunista europeo, le idee stanno a zero, i leader sono lontani dalla gente e litigiosi tra loro. Le vittorie di Berlusconi sono anche merito di una opposizione fiacca, incapace di risolvere il conflitto di interessi, di parlare al paese e proporre soluzioni nuove.
E fin qui. Ma la cosa che mi ha stupito è la terza costante.
3. Si tratta di un filosofo sardo, citato da più parti, sempre in termini positivi: Antonio Gramsci.
Gramsci? Ma chi era costui?
(L’illustrazione è di Gipi, su Internazionale del 5/11 giugno)