Amori & Naufragi

C’era questa idea a proposito del blog di Stefano. E allora gli ho scritto e gli ho chiesto se fosse per quello che si chiamava così: Perché no?

Stefano mi ha risposto che no, il motivo era un altro.

Perché no? (Pourquoi pas?) era il nome di una nave -anzi, di più di una- di un esploratore francese che si chiamava Charcot. Non so, mi piaceva l’idea che un tizio che voleva esplorare mezzo mondo chiamasse la sua nave “perché no?”

hugo pratt

Alle 7 e 30 Charcot scrive un messaggio: “Alle 2 del mattino c’era un ciclone; ora calma piatta; ci prepariamo per partire in mattinata, dopo aver ricevuto le previsioni meteo. Stiamo per partire. Che ne sarà di questa traversata?”

Era il 15 settembre 1936, il giorno dopo il Pourquoi-Pas? avrebbe fatto naufragio.

Alle 5:15, del 16, il Pourquoi Pas? sbatte violentemente per due volte contro il fondale roccioso e si inclina a tribordo. La macchina esplode e si ferma. L’imbarcazione si schianta contro un’altra scogliera. E’ il disastro totale. Charcot e il comandante Le Conniat, ancora in piedi sul ponte, assistono a questo spettacolo straziante. Charcot urla: “Poveri bambini!” e libera il piccolo gabbiano Rita che prende il volo dopo un’ultima carezza.

Nel 1936 Samuel Beckett scriveva Cascando, che era la mia idea a proposito del nome del blog di Stefano.

Perché no? semplicemente la deprecata
occasione della
effusione verbale?

non è meglio abortire che essere sterili?
le ore dopo la tua partenza sono così plumbee
cominciano sempre troppo presto a trascinare
i rampini a artigliare ciecamente il letto della mancanza
svellendo le ossa i vecchi amori
orbite già riempite di occhi come i tuoi
tutto sempre è meglio troppo presto che mai
il nero bisogno spruzzato sulle loro facce
di nuovo dicendo nove giorni mai fecero galleggiare l’amato
né nove mesi
né nove vite

2.

di nuovo dicendo
se non mi insegni non imparerò
di nuovo dicendo anche per le ultime
volte c’è un’ultima volta
ultime volte di mendicare
ultime volte di amare
di sapere di non sapere di fingere
un’ultima anche per le ultime volte di dire
se non mi ami non sarò amato
se non ti amo non amerò
il battiburro di parole stantie di nuovo nel cuore
amore amore amore tonfo del vecchio pistone
che pesta l’inalterabile
siero di parole

di nuovo atterrito
di non amare
di amare e non te
di essere amato e non da te
di sapere di non sapere di fingere
fingere

io e tutti gli altri che ti ameranno
se ti amano

3.

a meno che ti amino

La coincidenza dell’anno mi ha fatto venire in mente questo

HugoPratt-vi

Di nuovo mi guardò come si guarda un bambino che, a tavola, ha fatto un’osservazione perdonabile solo in virtù della sua età. “No,” mi corresse “non è questo. Io le parlo di una categoria di naufragi in cui tutto va a fondo irrimediabilmente. Non resta nulla. Ma la memoria continua a filare, instancabile, per ricordarci il regno perduto.”

(grazie mille a Stefano. E a Ilaria per la traduzione)

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