Viva la Rivoluzione!

Bello centrato il pezzo di Bruno Nacci, Piccoli consigli per scrittori inesperti, un decalogo?, pubblicato su Samgha.

Il suo obbiettivo polemico è la vanità dell’aspirante scrittore: il vomitante avanguardismo di sé medesimi, per cui il novellino si immagina guidare eserciti senza aver mai fatto una gita nel bosco sotto casa. Vedi se riesci a tenere insieme due assi per farci una sedia – gli si dice. Saresti capace di descrivere camera tua senza essere noioso? – gli si chiede. E, più in generale, sei capace di costruire qualcosa senza farti ingolfare dal priapismo prosopopeico del tuo ego?



Tutto corretto (o quasi).
Il testo è un tessuto e se non si sa cucire la trama non tiene. Andrebbe da sé, ma è edificante ribadirlo a uso delle prosaiche imberbi nuove generazioni letterarie. E il pezzo di Bruno, con perizia, si china a mostrare i dettagli dell’ordito, sottovalutati a favore della smania del grande arazzo.

Però:

bisognerebbe rinunciare a un po’ di quell’ottimismo sulla pienezza della realizzazione delle intenzioni dello scrittore: nell’articolo di Bruno -il vero scrittore, naturalmente- deve tracciare una rotta. Ora, anche ammesso che il cartografo ci abbia dato una mappa senza errori, con che sicurezza possiamo dire di avere, noi che leggiamo, la bussola giusta per seguire la rotta? La bussola del lettore somiglia, più che a una che indichi il Nord, a quella di Jack Sparrow, che fa segno verso il punto del desiderio.

Poi bisognerebbe problematizzare un po’ di più quel concetto di “rappresentazione”, dato per pacifico.
Ma che pacifico non è, perché sappiamo che è proprio lì che si combatte; perché, a non essere ingenui, sappiamo che è di una guerra che si tratta. E che dunque deve scorrere del sangue.

Noi siamo della scuola sangue, amore e retorica. […]
Possiamo darvi sangue e amore senza retorica o sangue e retorica senza amore, oppure tutti e tre insieme e consecutivamente, ma non amore e retorica senza il sangue. Il sangue deve esserci. Il sangue è tutto.
Tom Stoppard – Rosenctrantz & Guildenstern sono morti

Ma il sangue non va versato per ozio o boria. L’unico rimpianto nella vita di Napoleone, ci dice Dumas, fu d’aver ordinato quella scaramuccia tra i suoi soldati, per far colpo su una bella ospite del campo di addestramento. Ecco, quei giovani morti, il grande condottiero, non se li perdonò mai.

Bruno scrive che quello che fa uno scrittore

è un lavoro, un’opera socialmente utile, non una proiezione del proprio desiderio di essere lodato.

e siamo d’accordo, ma che tipo di utilità sociale è quella dell’opera dello scrittore?

Ecco, per non dimenticarcelo: diciamocelo: la rivoluzione. Non pretendiamo quella collettiva, ci basta quella dell’individuo.
Altrimenti è un passatempo: sangue versato per burla, che scorre senza fantasia e che – come cantava Fabrizio – porta tumori di malinconia.
Altrimenti possiamo andare in libreria a comprare il presente – o passato – campione di vendite, che ha imparato a fare una sedia come si deve: esattamente come ci aspettiamo che sia.

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