L’educazione dell’immaginario

Bene, ora che ho messo su Hey You dei Pink Floyd, posso rivelare i risultati della mia ricerca. Dopo un intenso lavoro di introspezione retroattiva, tanto casuale quanto rilassato, ho rinvenuto i pezzi del mio immaginario, quelli fondativi. Quelli che agiscono a tua insaputa, quelli sulla base dei quali scegli che cappotto comprare, di che ragazza innamorarti, che lavoro fare. Cose così.

Sono tre.

1) 8 ANNI

Vengo a sapere da mio zio, con cui passavo molto tempo, che esiste una storia in cui il protagonista si sveglia una mattina trasformato in scarafaggio. “Leggimela”, gli dico, visto che passavamo un sacco di tempo a leggere storie, cose tipo Dumas o Verne. Dopo giorni di resistenza per l’evidente inadeguata precocità, eccoci:

Quando Gregor Samsa si svegliò una mattina da sogni inquieti, si trovò trasformato nel suo letto in un immenso insetto.

2) 10 ANNI

I miei genitori ci tenevano particolarmente a vedere quel film quella sera. Mia madre in particolare insisteva. E la televisione era una sola. Era un film del ’75 di Sydney Pollak con Faye Dunaway e Robert Redford. I Tre Giorni del Condor.

3) 14 ANNI

Quando i miei si separarono presi a stare un po’ da uno un po’ dall’altro. Nella nuova casa di mio padre venne giù dagli scaffali tutta una collezione di fumetti che avrebbe smesso di prendere polvere. Tra questi tutti gli albi di Pazienza con le avventure di Zanardi.
zanardi

Che ci volete fare, è andata così.

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