Il cinema che non vediamo e il cinema che vedremo

“5 film off-Hollywood che non dovreste perdere questo mese” mi ha fatto venire in mente quella volta che ho passato una settimana al Festival del Cinema di Torino. Fu fantastico e non solo perché difficilmente ricapita di avere una settimana da passare al buio, con i tuoi amici, a vedere film. Fu anche molto istruttivo. Così quando leggo di questi film indipendenti da non perdere, nonostante Twilight e Toy Story 3 siano più funzionali alla conversazione del lunedì mattina davanti al boccione dell’acqua in ufficio, ripenso a F For Fake di Orson Welles, a Requiem for a Dream e a quando mi fu chiaro che i film in lingua originale sono meglio, al netto della tiritera sulla meravigliosa scuola del doppiaggio italiano. Voglio dire: davvero quando sentite Pino Insegno venire fuori dal corpo di Vigo Morgenstern non vi viene da stare dalla parte dei cannibali che gli danno la caccia? (sì alla fine The Road è stato distribuito in Italia).

Mark Weaver


Nel suo articolo Leonard Maltin consiglia City Island con Andy Garcia, in splendida e sorprendente forma da commedia, Solitary Boy con Michael Douglas, anche lui in gran spolvero nel ruolo del pidocchio totale, in un cast in cui figurano Susan Sarandon, Mary-Louise Parker e Danny DeVito. Il punto dell’articolo è: ci sono splendidi film non-mainstream che ci sfuggono, che anche gli appassionati sono troppo pigri per andare a vedere al cinema. Questa era un’altra cosa che avevo capito, durante quel Festval del Cinema. Esiste tutta una filmografia USA di cui non sappiamo niente, perché non viene distribuita. È spesso si tratta di flm deliziosi. Lì a Torino avevo visto una commedia romantica, su un triangolo amoroso, di cui ricordo ancora quasi tutto, a parte il titolo.

Da noi arrivano solo i blockbuster, ma ora che Blockbuster sta fallendo magari qualcosa potrà cambiare. Quello che non sembra cambiare nel panorama italiano, dove i grandi muoiono senza lasciare eredi – vedi Furio Scarpelli -, il genere film-impegnato-di-sinistra raggiunge punti di bruttura ineguagliabili e i debuttanti si fanno notare per i cognomi che portano.

Kalle Gustafsson

Quello che potrebbe cambiare, ora che urgono nuovi modelli economici per la distribuzione culturale e nuove politiche sul copyright, è che grazie ai collegamenti su internet e una modalità di visione non più legata al supporto fisico potremmo vedere facilmente, a livello di consumo diffuso e non solo di nicchia, anche i film off-Hollywood di cui ora sentiamo solo parlare.

Vedi anche: Il cinema politico è roba da bambini.

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