Una farfalla che mi ronza

Bzzzz.

Instead, Web fact-checkers generally try to show how articles presented in earnest are actually self-parody. These acts of reclassifying journalism as parody or fiction — and setting off excerpts so they play as parody — resembles literary criticism more than it does traditional fact-checking.
Virginia Heffernan, NYT

[nella traduzione di Diana Corsini su Internazionale, n°865
Piuttosto, i fact checker del web vogliono dimostrare che articoli presentati come “seri” in realtà sono parodie di se stessi. Questi atti di riclassificazione del giornalismo come fiction – che estrapolano brani di articoli per farli sembrare parodie di se stessi – somiglia di più alla critica letteraria che al fact checking tradizionale.]


A un tipo particolare di critica letteraria che attecchì in America a partire dalla fine degli anni ’60, quando un giovane filosofo francese andò a tenere una conferenza. E finì per essere l’ispiratore di un movimento di critica che andò chiamandosi “decostruzionismo”.

E ancora

But if the Web has changed what qualifies as fact-checking, has it also changed what qualifies as a fact? I suspect that facts on the Web are now more rhetorical devices than identifiable objects. But I can’t verify that.

[Ma se il web ha cambiato la definizione di fact checking, ha cambiato anche la definizione di fatto? Io ho il sospetto che oggi sul web i fatti siano espedienti retorici più che oggetti identificabili. Ma questo non posso verificarlo.]

Eccoci al “non ci sono fatti solo interpretazioni” (Nietzsche). Ed espedienti retorici che allontanano dalla verità. In un circolo, perché questa stessa tesi è data per “non verificabile”.

Cos’è la scrittura digitale oggi?

la “scrittura nativa digitale” esiste, ed esiste da anni, e non è una scrittura multimediale (multimediale, che brutta parola, ricorda i cd-rom, ve li ricordate i cd-rom?), è una scrittura testuale, è una scrittura che rompe gli schemi del romanzo, rompe gli schemi del libro, e procede, rizomaticamente, per frammenti, progressioni e ramificazioni in una narrazione infinita. È una narrazione che si dà nel suo farsi, e ogni giorno diventa più grande, e ogni giorno diventa qualcosa di diverso, con aggiunte, collegamenti, ipertestualizzazioni, una narrazione in cui è possibile entrare in qualsiasi punto e percorrerla in tutte le direzioni: un testo senza contesto, un libro senza il libro.
Alessandro Bonino, e io che mi pensavo

Come una farfalla ronza di nuovo quel filosofo francese, Jaques Derrida, che diceva “Il n’y a pas de hors-texte” (non c’è un fuori-testo), che disfava la storia chiusa della filosofia occidentale, aprendo in essa fenditure che lasciavano intravedere contraddizioni, espedienti retorici: fatti dati per certi che invece erano solo il mettere al sicuro (a deposito) valori acquisiti e non discussi, per esempio la priorità dell’oralità sulla scrittura, la preminenza dell’immateriale sul materiale nel gioco del senso. (Dello spirito sul corpo e così via.)
Questo è stato dischiudere la storia della filosofia per farne una parodia si se stessa che non la ridicolizza, che invece, aprendola, si prende la responsabilità di portare nuova ricchezza, facendo nuove domande.

Maurizio Ferraris, che di Derrida è studioso e interprete, ha coniato un modo buffo ed efficace di smontare il detto nietzscheano, volendosi ancorare alla verità contro la deriva delle interpretazioni. Quanto si può infatti prendere sul serio la storpiatura: “non esistono gatti, solo interpretazioni”. Sempre Ferraris ha fatto notare che al tempo in cui scriveva Derrida le previsioni sul futuro immaginavano un mondo del trionfo dell’oralità sulla scrittura. Mi pare che un esempio fosse il computer di 2001 Odissea nello Spazio che funziona a comandi vocali.

Ora invece siamo immersi nella scrittura, impegnati a pensare le forme del suo farsi e del suo darsi.

4 Risposte a “Una farfalla che mi ronza”

  1. Rieccoti finalmente!
    E’ una vera goduria tornare a leggerti…ma dove eri sparito?
    Il tuo post odierno poi si apre con una citazione ad un articolo che ho letto solo due giorni fa: fantastico!
    ti ho scoperto grazie ad un link sul blog di simone r. e da quel momento non ti ho piu abbandonato: sei tra i miei preferiti!
    Ed anche se mi capita spesso di non riuscire a cogliere il senso delle tue citazioni al di fuori della mia sfera conoscitiva,cosa che mi fa sentire molto molto ignorante, il tuo modo di scrivere impeccabile e le tue opinioni condivisibili a pieno mi hanno spinto a votarti su altervista:5!
    grazie per esserci e ti prego di non abbandonare il progetto 🙂

  2. Siamo immersi nella scrittura, ma scomodiamo Ong, vuoi?

    “La seconda oralità comunque – lo stesso Ong lo precisa con forza – è ben diversa dalla prima, non solo apparendo “più deliberata e consapevole”, ma “permanentemente basata sull’uso della scrittura”[10]: in un contesto fitto di elementi di oralità di ritorno, è dunque la scrittura che costituisce la vera discriminante, l’elemento che caratteriza l’attuale fase culturale e la differenzia radicalmente dalla prima oralità, priva di produzione scritta e fondata sulla memoria dei singoli e non sulle memorie documentarie.”

    Ferraris, letto anche ieri su Alfabeta, mi lascia abbastanza perplessa: è più avanti o è rimasto indietro?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.