Una bugia

Caro Direttore,

mi spiace ma devo informarla che ha pubblicato una bugia. Nel suo articolo del 10 settembre 2015 il Signor Paolo Nori ha scritto

E mercoledì 9, alla sera, andrò al conservatorio a fare, insieme a Carlo Boccadoro, la lettura integrale della Morte di Ivan Il’ič, di Lev Tolstoj, che dura più di due ore e che, l’altra volta che l’abbiam fatto, un paio di anni fa, al circolo dei lettori di Torino (io frequento tre posti, in Italia, il Festivaletteratura di Mantova, il circolo dei lettori di Torino e una libreria di Bologna che si chiama Modoinfoshop), c’eran trecento persone, a sentirci, e alla fine piangevamo tutti.

Io c’ero, Signor Direttore, quella sera al Circolo dei Lettori di Torino, in via Bogino 9, una traversa di Via Po, zona centro, e posso dirle in tutta verità che non è affatto vero che piangessimo tutti.

Io, che a quel tempo andavo al lavoro in tram, mi ero anche preparato all’incontro del Signor Paolo Nori leggendo il libro Morte di Ivan Il’ič, di Lev Tolstoj, sul tram, mentre andavo al lavoro. Ci ho messo quattro o cinque mattine a leggerlo, non è molto lungo.

Dopo la lettura del Signor Paolo Nori ho anche provato a leggerlo io a una mia amica, a casa mia, la Morte di Ivan Il’ič, di Lev Tolstoj, la parte finale, quando muore, nella speranza che la mia amica fosse toccata dal trasporto e dall’emozione della mia lettura e decidesse, con altrettanto trasporto ed emozione, di fare l’amore con me, ma non ha funzionato.

Comunque forse il Signor Paolo Nori si è confuso oppure è stato vittima di una immedesimazione ma posso assicurarle che quella sera non tutte le persone della sala piangevano. Diverse persone piangevano, ma alcune erano anche addormentate, glielo posso dire, perché dal pubblico le vedevo e mi preoccupavo per loro, perché mi sembra imbarazzante addormentarsi in pubblico, in luogo di patire una grande emozione collettiva. Non è solo il dispiacere per quello che si perdono che dispiace, è anche il timore che quelli svegli li biasimino, che mi fa stare in ansia per loro. Comunque quando il Signor Carlo Boccadoro suonava più forte il piano, quasi tutti si svegliavano, anche questo glielo posso dire per certo.

Mi rendo anche conto che forse il Signor Paolo Nori ha volutamente esagerato la dimensione della sua frase per avere  un effetto di trasporto sul pubblico, e capisco che la frase

c’eran trecento persone, a sentirci, e alla fine alcuni piangevano, tra cui me, me che leggevo, altri dormivano fino a che non venivano svegliati dal pianoforte del Signor Boccadoro, altri stavano attenti o pensavano ai fatti loro.

non faccia lo stesso effetto della più semplice e bella

alla fine piangevamo tutti.

Resta il fatto che è inesatta. Tra l’altro non si capisce bene il confine del pianto e questo glielo posso proprio dire per esperienza personale, per averlo provato io stesso. Se prendo il mio caso, per esempio, io sono sicuro di non aver sceso lacrime. È vero, questo sì, che avessi gli occhi, come si dice, umidi, ma questo umido si può dire piangere? È anche vero che l’umido non era poco e che in effetti impediva una corretta visione del resto del pubblico in sala, quindi in effetti, mi rendo conto, la mia affidabilità circa la prima tesi: “non è vero che piangessimo tutti”, risulti perlomeno ridimensionata, perché potrebbe darsi che in quel momento, umido e impegnato a non versare la lacrima, abbia perso contatto visivo con il resto della sala e non possa sapere se questa, la sala, non fosse nella mia medesima condizione di umidità oculare o di versamento lacrimale. In questo caso, devo ammettere, che l’affermazione del Signor Nori potrebbe risultare vera.

La esorto, Caro Direttore, a controllare come si deve la verità delle cose che pubblica.

Suo Affezionatissimo Lettore

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