Scrivere col coltello (#6) e rimettere a posto i pezzi del mondo

Una canzone dei Criminal Jokers si intitola Quando arriva la bomba e per una – o più – ragioni produce in me un effetto terapico. Ci sono dei pezzi di testo, nei libri e nelle canzoni che senza che sia chiara la ragione per cui ciò accada mi ricordo per anni; pure se siano frasi irrilevanti. Douglas Coupland ha scritto un romanzo che si intitola Generazione X e per diversi anni molti giornalisti hanno usato questo titolo per riferirsi al tratto anagrafico che viene raccontato nel libro. Io di quel quel libro ricordo pochissimo, sono in tre, fanno un viaggio in macchina, una di loro si sdraia sul cofano della vettura in un pomeriggio di sole. Ma soprattutto mi ricordo questo: uno dei personaggi vuole bere un bicchiere d’acqua, nella sua casa in California. Apre il rubinetto e lascia scorrere l’acqua, prima di raccoglierla nel bicchiere; lascia scorrere l’acqua per evitare il sapore metallico che ha l’acqua del rubinetto appena si apra il getto. A casa mia anche io bevo l’acqua del rubinetto, anche io la lascio scorrere, ma non per evitare il sapore metallico, la lascio scorrere perché sia più fresca. L’acqua del mio rubinetto, non importa se la lasci scorrere o meno, non ha mai sapore metallico. Quando sono stato a New York, negli Stati Uniti, in una casa a Washington Heights, nord di Manhattan, stavo guardando fuori dalla finestra e vedevo uno dei ragazzi che per pochi soldi divide la spazzatura del condominio. Negli Stati Uniti, nella città di New York, esiste un tipo di occupazione del genere: dividere la spazzatura dei condomini, così loro – i condomini – non devono preoccuparsi di differenziare i rifiuti: possono buttare tutto insieme. Nel mio condominio, a Torino, ciascuno divide la sua spazzatura ma uno degli inquilini, a pagamento, porta fuori i bidoni, il giorno giusto, perché siano ritirati dal camion della raccolta rifiuti. Mentre guardavo fuori dalla finestra e vedevo il ragazzo frugare tra i bidoni stavo facendo scorrere dell’acqua dal rubinetto. L’ho raccolta in un bicchiere e quando l’ho bevuta mi sono accorto che aveva un sapore metallico. Un pezzo di mondo era andato a posto.

Una mattina in cui ero triste e mi accorgevo che una tristezza ancora maggiore stava per venirmi incontro, mi è tornata in mente quella frase della canzone dei Criminal Jokers

e quando arriva la bomba, ti scoppia dentro la faccia

Ero triste per via di un amore non più corrisposto e sapevo che quella tristezza era solo l’inizio; nel tempo si prende familiarità con le proprie sensazioni e si fa il gioco d’anticipare, indovinandoli, i propri stati dell’animo. Il sapere in anticipo d’una nuova e duratura sofferenza non è di consolazione, ma darle una forma sì, è una specie di consolazione, una consolazione del tipo della confidenza; dare una forma è dare un nome. Quella sofferenza lì, che stava per arrivare, era una bomba che ti scoppia dentro la faccia. Più che una bomba, poi, quella sofferenza si è rivelata come un taglio da coltello. Il taglio di un coltello non bene affilato, un coltello inadatto a quel genere di taglio, leggermente seghettato, un coltello a cui si richieda uno sforzo superiore alle sue possibilità di incisione e che, quindi, per portare avanti la sua opera si veda costretto più a strappare che a tagliare. Il taglio era avvenuto all’inizio dello sterno, dove si trova il diaframma, il cuscino misterioso che determina il ritmo del respiro. L’effetto del taglio che, propriamente – vista la difficoltà nel procedere del coltello – potremmo dire lacerazione, è stato il mozzarsi della colonna del respiro. Il respiro fa nel corpo un giro ovale simile al circuito di gara automobilistica di Indianapolis.

Indianapolis
L’Indianapolis Motor Speedway è stato costruito nel 1909

Il respiro fa un ovale dall’osso sacro al naso e ritorno. Se tutto funziona è un ciclo, dalla partenza all’arrivo e via di nuovo. Ma se uno ha subito un taglio, una lacerazione, all’altezza del diaframma, il ciclo è interrotto, la colonna d’aria spezzata. Ci sarà una sessione di respiro tra testa e diaframma e un’altra, sotto, tra diaframma e osso sacro. Purtroppo le due ellissi non si incontreranno in un unico giro di pista. Gli effetti di questa disgiunzione respiratoria  sono certamente nefasti e ciascuno può facilmente farne il calcolo. Il respiro della testa non tocca più il respiro del ventre, stanno a girare ciascuno intorno a un proprio asse. Quando però si sappia che le fratture del tuo cuore sono le fratture dell’universo, si capisce dell’urgenza di rimettere le cose a posto.

Lo scrittore Kurt Vonnegut ha raccontato all’Università Syracuse di New York, l’8 maggio del 1994,  una cosa che gli disse un suo professore.

– Cosa fanno gli artisti; mi chiese. – Io farfugliai qualcosa. – Fanno due cose, disse lui. – Primo riconoscono che non possono rimettere in sesto l’intero universo. Secondo fanno sì che almeno una piccola parte sia esattamente come dovrebbe essere. Un mucchietto di argilla, un rettangolo di tela un pezzetto di carta o quello che sia.

Mettere a posto i tagli da coltello è mettere a posto l’universo.

(ci sono cinque puntate precedenti, forse questa era l’ultima)

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