Rape me

Mi viene da rispondere a Il disco più bello di sempre perché io invece mi ricordo benino cosa ho pensato quando ho sentito In utero per la prima volta.
E anche cosa ho sentito quando ho provato Nervermind per la prima volta.

Ehi, ecco che hanno fatto qualcosa proprio per noi: quattordicenni figli dei boomers!
(i boomers, genitori nati negli anni cinquanta che in dieci anni hanno migliorato esponenzialmente il loro approdo sociale, doppiando quello dei loro genitori – i nostri nonni – e ci hanno trasmesso l’erronea sensazione che quel progresso sarebbe stato indefinito sono esistiti anche in Italia, non solo in Arkansas.)

Sì, esatto, ho pensato: “ehi, ecco che hanno fatto qualcosa proprio per noi: quattordicenni figli dei boomers!, qualcosa che ascolteremo alla nausea, qualcosa in cui ci identificheremo, vestendoci come il cantante” non quando è finito Nervermind, ma già alla terza traccia (Vieni come sei, traducevo in salotto tra me e me davanti al Kenwood modello monolite nero) e quando era finito Nevermind ero anche sollevato perché mi dicevo che in fondo potevo smettere di cercare: quello era il disco.

E infatti potevo accendere MTV e c’era uno vestito come Freddie Krueger (quello era il film) che dondolava avanti e di lato ed era la sintesi delle cose che andavano fatte.

Riluttanti, statici, non sapendo come gestire questa idea che il progresso sociale sarebbe stato indefinito e l’interrogazione di latino del giorno dopo.

Io, di chi produceva o pubblicava i dischi, non ne sapevo e non ne so tuttora nulla, allora mi sembrava solo curioso notare la continuità tra i Guns n’ Roses e Kurt Cobain. Forse la Geffen era l’Uno, l’essere parmenideo della musica eccitante per gli adolescenti degli anni ’90.

In Utero è stato diverso. Te lo diceva da subito, come l’avrebbe detto la terza traccia dell’album primo nell’era post Cobain, naturalmente dei Pearl Jam: This is not for you. Voglio fare a meno di te, di me (di tutto ciò che c’è) e in ogni caso non me ne frega un cazzo e tutta questa cosa non può durare, non così com’è. Provaci adesso a metterti gli stessi occhiali che mi metto io e poi vediamo chi ride.

Nell’articolo di Kekko, di cui sopra, ci sono un sacco di cose interessanti: immagina l’Uno della musica eccitante per i ragazzini uniti di tutto il mondo che rimanda indietro i nastri e ingaggia un altro produttore per rendere videoclippabili i singoli. Produttore che – accidentalmente – aveva appena finito di produrre il disco più bello di sempre: Automaticamente per la gente.

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