– Noi siamo quello che ci manca.
– Siamo quello che desideriamo.
– Se avessimo tutto non desidereremmo niente, dobbiamo mancare di qualcosa per desiderarlo.
– Ma il desiderio non è nostro.
– Finché non ce l’abbiamo desideriamo l’oggetto del nostro desiderio.
– No, no, proprio la scelta di cosa desiderare non è nostra, non è mia, non è tua.
– E di chi è?
– Eh, sta in giro.
– In giro dove?
– Nei tuoi amici, nei tuoi conoscenti, nella società, dove abiti. Desideri quello che desiderano gli altri. Impari a desiderare a seconda di cosa si desidera intorno a te e poi desideri di arrivarci per primo.
– Minchia che fatica.
– Potessimo desiderare ciascuno una sua cosa, ciascuno una cosa diversa, ce ne sarebbe per tutti.
– Eh, in effetti non funziona così.
– Però l’alternativa è sgozzarsi per i bisogni essenziali.
– La società è quel posto dove si combatte per desideri accessori.
– La società è quel posto dove siamo quel che fingiamo di essere.
– A patto di credere alla finzione.
– A patto di credere a diverse finzioni, a partire da quella di essere uguali nella società.
– Hai sentito di questo Girard che è morto?
– Sì ma adesso figurati se mi metto a leggere antropologi francesi per far figura nelle conversazioni.
– Guarda, ti pigli questo romanzo di Tom Wolfe e ci trovi tutto, la competizione sociale e l’amore mimetico ambientato nelle università americane: il posto dove si allevano i migliori di tutta la società e li si mette gli uni contro gli altri. È parecchio bello.
Sono capitata qui per caso – non so bene tramite quali giri telematici.
Comunque, sto leggendo da un po’. E mi sa che vado avanti!
😉