Gli ingredienti per truffare la malinconia

Io sono nato nel 1979; chissà com’era, nel 1979, vivere in Italia.

Nel 1979 Lucio Dalla e Francesco De Gregori vanno in tour insieme, è un tour bizzarro, ne viene fuori un disco, un film e una canzone.

Dalle & De Gregori durante Banana Republic, 1979
Dalle & De Gregori durante Banana Republic, 1979

Il ritornello di quella canzone, che si intitola Banana Republic, mi è venuta in mente una sera che con Cristian ce ne andavamo in giro.

Nel 1979 Lucio Dalla e Francesco De Gregori mettono insieme un’improbabile tournée, sarà l’inizio dei cantanti negli stadi. Un’altra sera io e Cristian cercavamo di rimorchiare e ci siamo trovati a parlare con uno chef stellato davanti a una serranda chiusa.

Francesco Farabegoli di Bastonate ha messo su una collezione di storie su canzoni italiane. La mia fa così:

Paolo Conte è un avvocato di Asti, ha 42 anni, sta andando al ristorante con sua moglie, a Roma. L’anno scorso è uscito il suo terzo disco: si intitola Un gelato al limon, come la canzone. Fuori dal ristorante incontra Francesco De Gregori che lo saluta e si scusa, gli chiede di perdonarlo. È il 1979, De Gregori è tornato dalla tournée con Lucio Dalla: Banana Republic, come la canzone che dà il titolo al disco.

– Andiamo al concerto di Lucio Dalla, aveva detto mio padre; siamo arrivati sul prato e ci siamo sdraiati, fuori. – Tanto si sente anche da qui, ha detto mio padre. Le canzoni arrivavano come un’eco: qualche parola ogni tanto, gli applausi del pubblico, certi momenti musicali più sostenuti, un crescendo, una ritmica insistita e basta. – Io non sento bene, avevo detto a mio padre, – Andiamo dentro a sentire che si sente meglio. – Per andare dentro bisogna pagare il biglietto, quindi si sente bene anche qui, mi aveva risposto lui. Da allora le canzoni di Lucio Dalla mi arrivano come un’eco lontana anche se le metto a un bel volume pieno, in macchina con i finestrini chiusi. Poi si presta la sua voce, quel gusto di sospensione che ha.

Quasi in ogni piatto si possono trovare, oltre agli ingredienti della ricetta, anche quelli di una storia: un incipit, uno sviluppo e un finale, scrive Michael Pollan nel libro Il cotto. Fuori dal ristorante De Gregori si scusa con Paolo Conte perché nel tour, con Lucio Dalla, hanno fatto una canzone di Paolo Conte, quella che dà il titolo al disco, la canzone che Paolo Conte ha dedicato a sua moglie: Un gelato al limon. De Gregori si scusa perché nel concerto hanno fatto un arrangiamento della canzone che, gli dice, non rende la profondità del testo, – Ma no, mi avete fatto un gran regalo, dice Paolo Conte.

Se fossi un professore di letteratura e dovessi spiegare il correlativo oggettivo a una classe di scolari, credo che userei la canzone di Paolo Conte: Un gelato al limon, con le strofe che hanno quel tono intimo per via delle immagini private, difficili da capire: “quel sogno arabo che ami tu”, quale sarà questo sogno? Gli “abissi di tiepidità”, gli “oceani notturni” e poi, invece, nel ritornello una cosa che sappiamo tutti: un gelato bianco che sa di limone.

Io nel locale avevo notato la ragazza bionda e alta. Era strano che una ragazza così bella ricambiasse così, diretta, lo sguardo mio.

Continua qui, su Bastonate.

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