Cosa ci insegna una bolla di sapone

I figli hanno diversi effetti collaterali. Tra questi c’è che hai a disposizione i giochi dei figli. Tra questi ci sono le bolle di sapone. È molto rilassante fare le bolle di sapone.

Poi un altro effetto collaterale è che quando li accompagni a scuola provi un piacere nuovo, dato dal fatto che a scuola ci vano loro e non tu. Che poi la scuola è quel posto dove impari i segreti delle bolle di sapone. Perché le bolle di sapone, hanno delle proprietà mica da poco:

In una bolla di sapone la tensione superficiale tende sempre, come per magia, a minimizzare la superficie: per una data quantità di volume d’aria (quello da noi soffiato) la forma con la superficie più piccola è la sfera.
(“La sfera e le superfici minime“)


Ci sono fior fior di fisici e di matematici che fanno le bolle di sapone. Si trovano in delle stanze e fanno gli esperimenti con le bolle di sapone, studenti e professori insieme; pare che sia un vero spasso. Tutte delle architetture di filo di ferro e fisici e matematici che soffiano a pieni polmoni le bolle di sapone, per scoprire i segreti della superficie minima. Perché la bolla di sapone funziona secondo il principio di minimizzazione, la legge “dello sforzo minimo”. Che poi è una legge molto popolare tra gli studenti che vanno a scuola, ai miei tempi per lo meno lo era. Ma anche adesso, credo.

Tra gli effetti collaterali dei figli ci sono anche le feste di compleanno dei compagni di scuola. Lì scopri una nuova dimensione sociale, parli con gli altri genitori. Delle volte vengono da altri paesi, così ti raccontano come funziona là. Per esempio scopri che una cosa che tu pensavi che fosse così per tutti non è così per tutti. I banchi tutti rivolti verso la lavagna, dove c’è l’insegnante. Mica funziona così dappertutto. Dice che in Inghilterra per esempio si dà più peso al lavoro di gruppo e allora i banchi sono accoppiati e quando l’insegnante spiega gli studenti la guardano, quando ha finito i bambini si guardano tra di loro e fanno le cose che devono fare.

Ci pensavo e dico cos’è che mi ricorda quella disposizione tutta rivolta verso la cattedra?, ah, sì ecco, la messa mi ricorda. Che se poi ci pensi, oltre alla lavagna e all’insegnante, lì in fondo c’è anche il crocifisso. Sarà per quello?

Mah. Io non lo so qual è la disposizione migliore per stare a scuola. Certo è che quando guardo questa foto di David Hurn ci sono diverse cose che mi colpiscono.

© David Hurn / Magnum Photos

Subito mi dico ma cos’avrà quell’insegnante meglio di Miró da fargli vedere a ‘sti ragazzi? Poi però la cosa che noto è quel bambino che anziché starla a sentire è lì per terra che disegna. Che magari, penso, è in ritardo, gli altri hanno già finito e lui è ancora lì che disegna Miró. Che in fondo è uno che faceva delle gran bolle di sapone.

[dedicato allo Zio]

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