Innamorarsi nel 1979

Io non l’ho capito bene Mad Max Fury Road, però mi sono ricordato che c’era un tempo in cui i film non li capivo bene, non li capivo interi e andava bene così. Pensavo che forse un giorno li avrei capiti interi, un giorno poi, un giorno: da grande.

Te la ricordi la prima volta che hai visto una ragazza in mutande? Io benissimo: si chiamava Desiré, aveva i ricci, eravamo in una casa in campagna, bambini e ragazzini di età diverse a dormire nella stessa stanza: c’era una guerra di salto sui letti e di botte coi cuscini. Quella sera, in quella stanza, in quella casa di campagna dove dormivamo insieme bambini e ragazzini, in quel saltare sui letti e botte di cuscini, ho difeso Desiré, con slancio.

Guidavo diverso dopo aver visto Mad Max Fury Road: mi sembrava che mettere le marce avesse in sé, nel movimento, qualcosa di eroico. Non so bene perché, mi sembrava che mi fossero rimasti addosso i piccoli scatti montati uno vicino all’altro che ha il film appena prende velocità.

Una volta i film avevano delle metafore lente. Metafore che se ne potevano stare lì sospese, anche senza bisogno di essere svolte. Per esempio Alien, un film di Ridley Scott del 1979. Potevi tornarci sopra anche degli anni dopo e chiederti – Cos’è l’alieno per l’ufficiale Ripley? Avevo affittato la vhs al noleggio sotto casa, ma anche riavvolgendo il nastro non lo capivo per intero. Innamorarmi sì, quello certo.

Mi ero  preparato un discorso su Sigourney Weaver e Charlize Theron, mi avvinceva la coincidenza che Alien è del 1979, come il primo Mad Max, che Ridley Scott, 33 anni dopo il primo Alien, ha fatto un altro film su Alien con protagonista Charlize Theron. Non l’ho visto. Invece Mad Max l’ho visto, e volevo vederlo con slancio e c’è sempre Charlize Theron, il regista, scrittore e produttore è George Miller come nel 1979, e mi viene da pensare che forse è dai tempi di Sigourney Weaver in Alien che non c’è un film con una protagonista femminile così avvincente. Tra l’altro Sigourney Weaver un pochino somigliava a Desiré.

Ora, certo, Mad Max Fury Road non è un film con metafore lente. Verrebbe da dire che tutta la velocità del film è l’unica metafora che conta, comunque ho provato ieri a fare questo discorso su Sigourney Weaver e Charlize Theron con una ragazza, al tavolo di un locale a Torino, a San Salvario, in via Baretti. Eravamo in quattro e in tre si lamentavano del film di Matteo Garrone e io ho detto che dei film di Cannes l’unico che ho visto era Mad Max Fury Road, e sono partito con una recensione di Mad Max Fury Road e i due maschi al tavolo li ho persi quasi subito, la ragazza invece mi è stata dietro ancora un po’ ma quando mi sono messo a dire le date e che Mad Max del ’79 era stato il film di più grosso successo con piccolo budget (fino al 1999 di The Blair Witch Project) ho cominciato a perdere anche lei e il parallelo tra Sigourney Weaver e Charlize Theron è stato il colpo finale della conversazione: – Sì, Charlize Theron è proprio figa, ha guardato il suo amico e ha detto che forse era ora di andare a cena.

Lo scrittore Paolo Nori dice che per sapere se una pagina è venuta bene la legge a voce alta, così lo capisce meglio se è venuta bene o no. Per provare se un discorso è noioso o no si può farlo a una ragazza. Nel migliore dei casi sono salti sul letto e botte di cuscino.

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