Mi ricordo dove ero quando ho letto la prima pagina de La paga del sabato di Beppe Fenoglio: ero seduto sulle panchine di pietra di piazza Vittorio a Torino.
In quel periodo stavo cercando lavoro, e forse è per questo motivo che mi ricordo così bene l’inizio di quel libro che avevo preso dalla libreria di mio padre, una copia dell’edizione del 1969.
La paga del sabato di Beppe Fenoglio è il suo romanzo di esordio, il primo che ha scritto tornato dalla guerra, ma è uscito postumo, nel 1966, per la casa editrice Einaudi.
Fenoglio è morto nel 1963, aveva dato delle indicazioni chiare e suggestive per la sua lapide. La lapide di Fenoglio a me è capitato di vederla in una circostanza buffa.
Quando avevo vent’anni, alla scuola di teatro, avevo trovato un amico col quale passavamo delle notti a vedere spettacoli, film; a parlare, bere, fumare. Questo mio amico, che era un cantante lirico che arrivava al Mi alto senza falsetto e leggeva Ariosto a colazione, è morto a 32 anni.
Quando mi sono organizzato per visitare la sua tomba, ho sbagliato città: invece del cimitero nell’astigiano dove sta la sua, sono andato ad Alba; mentre cercavo la lapide del mio amico Simone, ho trovato quella di Beppe Fenoglio.
Sulla tomba di Beppe Fenoglio c’è scritto
1922 – 1963
partigiano e scrittore
Poi il lavoro l’ho trovato. Ho trovato anche la tomba del mio amico.
Sabato 25 aprile 2015, per la Festa della Liberazione, al Casseta Popular di Torino, con Cristian Cerruto Delmastro, facciamo uno spettacolo che si intitola È SEMPRE SABATO SERA QUANDO NON SI LAVORA, e viene da La paga del sabato di Beppe Fenoglio. Parla di lavoro e di ballare.
Qui c’è un sito con tutte le cose dello spettacolo: la paga.