Hey kids, where are you? Nobody tells you what to do, baby

La Diesel ha lanciato una campagna pubblicitaria di cui s’è molto parlato: sii stupido.
S’è detto che è una sciocchezza: di cretineria ce n’è già a dosi che pure l’incentivo pare proprio troppo. Gli si è risposto: ma no è brillante: bisogna darci un taglio con le convenzioni e seguire la propria ispirazione, piantala di fare l’impiegato se vuoi fare lo scrittore.
Si può dire che è un paradosso: gli stupidi, che comunque non coglierebbero il messaggio, non hanno scelta. Gli si può rispondere (con una citazione, il che è forse compromettente) che, appunto, se il talento fa quello che vuole, il genio quello può, ed è proprio alla genialità sopita che si rivolge il messaggio, tentando di scuoterla e svegliarla.

Quand’è che sono stato stupido, in quel modo?

A quindici anni sono andato in vacanza con amici più grandi, che conoscevo a malapena. Ero nella scia loro e dei giovani che dal resto dell’Europa, come noi, erano a campeggiare nel sud della Francia. Tentavo di aggrapparmi alle dinamiche ma ne ero fuori, era chiaro. Gli altri sapevano cosa fare, io a rimorchio. Poi una sera, durante un bagno di notte, ho scoperto la luminescenza del plancton nelle notti senza luna. Che mica lo sapevo che era plancton, pensavo d’averlo evocato canticchiando Nightswimming dei REM, e ricevuto in grazia per una volta che non avevo avuto paura del freddo. E mentre muovevo le mani sotto l’acqua, e ne venivano fuori bolle blu fluorescenti, mi dicevo I’m not sure all these people understand ma io sì, e mi bastava.

A quattordici anni ero in gita sulla neve e con i compagni troviamo questo trampolino. Tutti si sono messi a fare dei grandi salti dopo aver preso una decisa rincorsa e vuoi mica essere da meno ? così ho preso il mio slancio e sono saltato anch’io, rompendomi la milza, rischiando di morire e facendomi un mese di ospedale. Come abbia fatto a rompermi la milza, e non una spalla, resta un mistero tanto per il calcolo probabilistico quanto per la disciplina medica.

Dalla mia esperienza, dunque, non saprei decidermi se essere degli stupidi-fighi conviene o meno. Però, come dice Giacomo Papi, nel suo pezzo del 20 febbraio su D di Repubblica, mi guarderei dagli anticonformisti allineati allo spirito del tempo (vedi qui un altro esempio). E poi, drammaticamente, il genio ha molto più a che fare con lo sgobbare che coll’improvvisare.

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